Renato 'RMJ' Gelmini – Digital Miniature Scupltor, Comic Artist, Scriptwriter
Incontri ravvicinati

Da poche ore sono tornato a casa da un ennesimo soggiorno nella mia casa in montagna, ho dormito là ieri notte perché mio padre è riuscito a farsi regalare 16 metri quadri di mattonelle per finire finalmente il pavimento della camera da letto. Oggi, mentre stava finendo di posare, mi dice “tua madre vuole che gli raccogli delle castagne” e io sono andato.

Sembra quasi fatto apposta, ma la giornata non era delle migliori. C’era la nebbia (in realtà era una nuvola bassa, ma l’effetto è il medesimo), nei giorni scorsi è piovuto e c’era una gran umidità. La tipica giornata autunnale. Sono andato a raccogliere le castagne in un tratto di bosco di proprietà di un signore che ha la casa nel mio borgo, non è lontano ed è pieno di castagni di una certa dimensione. Tuttavia molti ricci sono ancora attaccati alle piante, perciò sono stato costretto ad addentrarmi un pò per trovare qualcosa di dimensioni decenti.

Ora, io non so di preciso cosa ci facesse lì. Dal 1991, da quando ho comprato la casa, non ne avevo mai visto uno, ho solamente sentito dai ragazzi della forestale delle storie su di loro. Posso solamente presumere che si sia spinto lì vicino per via dell’assenza di automobili di passaggio per tutta la giornata, o per via del fatto che il borgo fosse deserto. Fatto sta che, a circa una decina di metri, sul sentiero dinnanzi a me, è comparso un Lupo!

Inizialmente non lo vedevo perfettamente perché era coperto da un albero, ho solamente visto la sua sagoma e ho sentito quel ringhio. Avete presente il ringhio che mettono ai lupi nei film? E’ uguale, solo che dal vivo ha un suono più metallico, una delle cose più minacciose che io abbia mai sentito in vita mia. Istintivamente ho gridato “CHI E’?”, pensando che fosse un cane da caccia con il padrone, ma al suono delle mie parole il Lupo è venuto sul sentiero e ho potuto vederlo per intero. Era grande, il manto grigio, marrone e nero e aveva degli occhi bellissimi.

Di solito a questo punto, nei racconti più eruditi, c’è una parte che descrive in maniera poetica le sensazioni avute durante l’incontro. Cazzate. Ero pietrificato dalla paura, e la mia mente è rimasta completamente bianca per non so quanti secondi, fino al momento in cui il secondo ringhio mi ha come tirato fuori dalla trance e ho sperato che non ci fossero altri suoi compagni attorno a me ad accerchiarmi, in quanto le stime dei ragazzi della forestale sono che, lì nei dintorni, ci siano due mute da 4-6 individui. Probabilmente avrei dovuto mantenere la calma e pensare a come ci si comporta in situazioni del genere, ma non è successo.

Ciò che successe dopo è che il lupo si zittì completamente, rimase fermo a fissarmi e io indietreggiai fino a voltare l’angolo della montagna. Dopodichè mi misi a correre con tutto il (poco) fiato che ho in corpo, scivolando senza mai cadere e aggrappandomi a tutti i rami e gli appigli che trovavo. Ovviamente la strada era tutta in salita e sono arrivato alla porta di casa con il fiatone più imponente che abbia mai avuto. Il cuore ci ha messo più di 10 minuti d’orologio per tornare a battere regolarmente e per diverse ore avevo la gola distrutta, come quando l’hai sforzata perché hai urlato troppo, solo che il mio sforzo è stato il respiro affannoso della corsa.

Cosa ho imparato da questo incontro? Ho poi imparato davvero qualcosa? So solamente che per anni ho considerato la montagna come il mio parco giochi personale. L’ho girata in lungo e in largo e durante le escursioni a piedi ho sempre incontrato animali innocui. Ho intravisto un daino una mattina, dei ghiri che litigavano sui muri, gli scoiattoli che saltano sui rami la mattina, ma mai nulla che potesse davvero farmi del male. Questa volta invece potevo perfino rimetterci la pelle. Non guarderò mai più la montagna con gli stessi occhi e sò già che il rispetto sconfinato che ho per quella porzione di natura oggi è cresciuto ancora di più.